Accompagnare il percorso delle persone con svantaggi psichici, cognitivi o sociali verso la conquista della dignità e dell’autonomia di uomini
Da più di 30 anni la storia del Ponte racconta il nostro lavoro
e la scelta di vita che abbiamo compiuto: accompagnare
il percorso delle persone con svantaggi psichici, cognitivi
o sociali verso la conquista della dignità e dell’autonomia
di uomini.
Lo facciamo attraverso una precisa convinzione – che la disabilità sia una risorsa e non un limite–, una predisposizione personale – quella di essere noi per primi aperti alla relazione e al cambiamento – e la consapevolezza di un metodo, che interseca, ascolto, fatica, fiducia e responsabilità. Solo così può compiersi quelll’alchimia terapeutica che trasforma le possibilità in valore, le difficoltà emotive in autostima, il benessere individuale in utilità collettiva potendo guardare nuovamente alla comunità esterna e alla famiglia di appartenza come a un luogo dove poter acquisire riconoscibilità sociale e protagonismo.
Tutte le attività sono finalizzate a sviluppare negli utenti le proprie capacità individuali
Laboratori e attività hanno una specifica attenzione al rispetto di regole, degli orari e degli spazi, al mantenimento delle abilità manuali e cognitive, all’apprendimento di diverse mansioni e dell’autonomia gestionale, alla socializzazione
all’interno e all’esterno della comunità, alla partecipazione attiva in percorsi di integrazione sociale.
In essa è racchiuso il mistero enigmatico della relazione, quello che fa sì che l’arte dell’incontro si trasformi in alchimia terapeutica. È il principio cardine del nostro agire quotidiano, quello che pretendiamo innanzitutto da noi stessi per poi intervenire sul protagonismo dei nostri utenti: metterci in discussione e predisporci, noi per primi, al cambiamento. Come? Attraverso la fatica, quella nostra e quella dei «ragazzi» grazie al lavoro, che li porterà a sviluppare le capacità e ad acquisire una migliore considerazione di se stessi e un riconoscimento sociale esterno.
La bugia per i nostri utenti equivale a volte alla sopravvivenza stessa. Non per volontà di inganno ma per il timore che l’azione che hanno compiuto possa avere conseguenze gravi. Si tratta di persone che sono state spesso relegate ad una condizione di «colpa», di scherno, di pena o di allontanamento ed il loro trincerarsi dietro ad una bugia è il sintomo di una valori che costano fatica, ma sono i principali aspetti su cui lavoriamo costantemente ogni giorno con i nostri «ragazzi». Guardando ai loro diritti certamente, ma anche ai loro doveri.
Nella complessità in cui operiamo è necessario chiudere sempre il cerchio delle diverse prospettive terapeutiche. Per quanto al Ponte non vi sia nulla di accademicamente precosituito e si dia sempre ascolto alle osservazioni degli operatori e alle istanze degli utenti, è necessario ridimensionare e focalizzare le progettualità affinché le soluzioni e gli obiettivi individuali possano essere trattabili e verificabili. È un passaggio delicato ma necessario per «misurare» il benessere dell’utente, attivare la verifica con l’equipe e promuovere il confronto con le famiglie di appartenenza.
Tutte le attività del Ponte, da quelle prettamente ricreative a quelle più specificamente terapeutiche, sono finalizzate a sviluppare negli utenti le loro capacità individuali e relazionali con specifico riguardo al rispetto di regole, degli orari e degli spazi, al mantenimento delle abilità manuali e cognitive, all’apprendimento di diverse mansioni e dell’autonomia gestionale, alla socializzazione all’interno e all’esterno della comunità, alla promozione e alla partecipazione attiva in percorsi di integrazione sociale.
«Andare lontano» è una verità del Ponte. Non solo metaforica per le personali conquiste raggiunte dagli utenti ma anche concreta in termini di opportunità occupazionale e sociale. Da sempre la cooperativa persegue infatti gli obiettivi del suo operato confrontandosi con l’esterno della cosiddetta comunità civile allorché si fa essa stessa terapeutica. Un confronto non solo di relazione ma anche di impegno ed impiego nelle progettualità proposte da associazioni, enti pubblici, imprese private, scuole, liberi cittadini. Misurare le proprie capacità con la comunità significa infatti per l’utente reinserimento sociale, visibilità e riconoscibilità pubblica, maggiore autostima ed autonomia.
La forza e l’originalità della cooperativa è stata, fin dagli inizi, quella di far convergere e convivere un’eterogeneità di utenza e non di specializzarsi in maniera monotematica su una disabilità. Questa scelta è stata fondamentale per poter promuovere dinamiche di cooperazione tra gli utenti stessi. Laddove alcune abilità, fisiche o cognitive, non sono concesse ad alcuni, lo sono invece per altri e la loro interazione rende possibile il reciproco sostegno e l’autonomia senza la mediazione costante degli operatori. Da noi infatti non sussiste un rapporto assistenziale di 1:1, ovvero di un operatore affiancato ad ogni «ragazzo».
Madalena (operatrice), Annalisa (referente fattoria e cucina), Augusto (supporto operatore e factotum volontario), Francesco (operatore), Lisa (educatrice professionale), Emilia (amministrativa); ed ancora Laura (operatrice) e Sabrina (addetta alle pulizie). Sono loro i «naufraghi» inghiottiti dalla balena, che completano la squadra e che ogni giorno fanno luce nell’oscurità della disabilità. Gli operatori e gli educatori compongono l’equipe, supervisionata da uno psicologo, e si occupano di elaborare il programma individualizzato degli utenti verificando i loro progressi nelle attività socialmente utili, nei rapporti personali e relazionali, compresi quelli con i familiari, e nella cura dell’aspetto e dell’igiene. Attraverso incontri di verifica programmati e lo scambio quotidiano di informazioni condividono e rimodulano il programma anche con le famiglie di appartenenza degli utenti.
Come i «ragazzi» anche noi non siamo da soli a sostenere il nostro percorso e a ricevere i «buoni consigli», ma negli anni abbiamo stipulato un dialogo educativo con diverse istituzioni del territorio, tra le quali:
CONSORZIO LEONARDO - Pordenone (socio ordinario)
ENTE PROVINCIALE SVILUPPO E COOPERAZIONE - Pordenone (socio ordinario)
CONFCOOPERATIVE FEDERSOLIDARIETÀ - Roma (socio)
UNIONE PROVINCIALE COOPERATIVE FRIULANE - Pordenone (socio)
ASSOCIAZIONE INTERFORZE POLIZIE INTERNAZIONALI - Pordenone (partner di progetto)
RETE TERRITORIALE DELL’AGRICOLTURA SOCIALE DELL’ASFO - Azzano Decimo (membro)
PDZ · PIANI DI ZONA - Azzano Decimo (membro effettivo)
PARROCCHIA DI GHIRANO - Ghirano di Prata (partner di progetto)
PRO LOCO DI VILLANOVA E GHIRANO - Villanova e Ghirano di Prata (partner di progetto)
TAVOLO EDUCATIVO PASIANO E PRATA - Pasiano e Prata di Pordenone (partner di progetto)
COMUNE DI PRATA - Prata di Pordenone (partner di progetto)
ASD BASKIN PASIANO - Pasiano di Pordenone (partner di progetto)
IL PONTE FATTORIA SOCIALE società cooperativa sociale onlus
via Tremeacque, 70
33080 Prata di Pordenone PN
C.F./P.IVA 01164260935
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